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mercoledì 17 agosto 2011

Recensione: Lo Sterco del Diavolo – Il denaro nel Medioevo

“Lo Sterco del Diavolo – Il denaro nel Medioevo”, titolo originale”Le Moyen age et l’argent”, di Jaques Le Goff, edizioni Laterza, ISBN 978-88-420-9364-0.
Il libro di Le Goff è sintetico, scorrevole, interessante e moderno; ci ricorda che Il denaro inteso nell’accezione attuale e pertanto visto come strumento di certificazione legale (in forma metallica o cartacea) di un valore predefinito, come mezzo di pagamento e di scambio, fonte di accumulo nonché indice distintivo di ricchezza e potere non ha sempre avuto la stessa centralità di oggigiorno. Durante buona parte del Medioevo, non solo il denaro non era così strettamente necessario agli scambi, i quali spesso avvenivano in forma limitata o ricorrendo a forme di baratto anche per il commercio all’ingrosso, marittimo o via terre sulle lunghe distanze, ma non era neanche particolarmente indicativo dello status sociale né dell’effettiva influenza dei ceti dominanti che anzi, cercavano di evitare che la propria immagine fosse associata con il possesso e soprattutto con il maneggio di moneta che, in effetti da sempre legata con il concetto e con l’evoluzione del “credito”, era gravata dall’immagine negativa che la religione attribuiva all’usura, termine che secondo un’interpretazione letterale del Vecchio e del Nuovo Testamento contraddistingueva ogni forma di prestito ad interesse. Da qui nasce l’avversione e la stigmatizzazione in epoca medioevale di tutte quelle professioni ed attività che implicavano il maneggio di consistenti somme di denaro. L’uso della moneta e degli strumenti di credito si diffonde lentamente ed è per lo più funzionale ad un mutamento storico legato all’espansione delle città, delle fiere, delle attività manifatturiere e dei commerci, nonché al progressivo rafforzamento di centri di potere quali le signorie o il potere regio, che solo gradualmente riescono a avocare a se il monopolio del conio monetario ed a costruire una stabile organizzazione di tesoreria e un sistema fiscale via via sempre più efficiente. Nel frattempo anche gli aspetti culturali mutano lentamente, gradualmente s’indeboliscono e si aggirano le norme e i precetti religiosi che penalizzano l’immagine di chi detiene il denaro, nascono nuove interpretazioni morali e filosofiche che lo rendono accettabile e funzionale non solo in ambito commerciale ed economico, ma anche in quello morale e religioso grazie all’affermarsi di nuovi strumenti, o all’emergere di nuove necessità ed opportunità legate alla circolazione del denaro. Si pensi ad esempio all’evoluzione del concetto di elemosina in denaro, legata alla diffusione degli ordini mendicanti, oppure alle esigenze di drenaggio e gestione della “liquidità” resosi necessario al fine di razionalizzare la gestione di grandi progetti, quali ad esempio la costruzione di edifici religiosi (le cattedrali, ma anche i grandi palazzi come quello papale ad Avignone) o la partecipazione alle crociate, oppure ancora la giustificazione di balzelli e strumenti fiscali quali la decima e la vendita delle indulgenze. Sullo sfondo un mondo in mutamento che lentamente, grazie anche all’uso del credito e del denaro si “modernizza”, portando con sé tutto il suo carico di innovazioni e di opportunità, ma anche di contraddizioni, crisi e sperequazioni, in linea con uno strumento che rimane intrinsecamente legato ad un oggetto, la moneta, che presenta sempre due facce!

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